29 maggio 2014


Chiusi 7 punti del litorale polignanese: il perché dell'ordinanza della Capitaneria di Porto


Monopoli contro Polignano? Invidie turistiche? Questi i pensieri dietro l’ordinanza emanata dalla Capitaneria di Porto monopolitana che vieta la balneazione in alcuni punti della costa del nostro paese (per la precisione 7). Sembrava quasi di esser tornati all’era leggendaria dell’asino con cui i nostri confinanti volevano portarsi via lo Scoglio dell’Eremita. Ma la realtà è ben altra.

lo "Scoglio dell'Eremita"
La storia inizia nell’ottobre 2011, quando la Capitaneria invia una nota ai Comuni per chiedere cosa intendano fare le singole amministrazioni per mettere in sicurezza la costa, visti i distaccamenti di blocchi di roccia, a tutela dell’incolumità di bagnanti e cittadini. In copia c’è la Prefettura che, in ben tre occasioni (03.11.2011, 10.01.2012 e 03.05.2012) sollecita per avere notizie sullo stato dei lavori. Per la serie: a che punto state in riferimento a ciò che giustamente la Capitaneria di Monopoli vi ha segnalato? Dopo le pressioni istituzionali, si svolgono due tavoli tecnici (il 10.02.2012 ed il 25.05.2012) a cui partecipa l’ing. Stama per il Comune di Polignano, il quale afferma: "lavoreremo per produrre tutto ciò che serve nel più breve tempo possibile". L’Amministrazione Bovino prima e quella Vitto poi, da quando si è insediata, dunque, hanno bellamente dormito stando alla documentazione sino all’inevitabile ordinanza di qualche settimana fa che ha messo spalle al muro il nostro Comune. Del resto, sono passati 2 anni e mezzo e non si è lavorato minimamente in tal senso. Ora ci si scaglia contro la presunta invidia monopolitana, quando i nostri confinanti hanno già risolto da tempo tutte le situazioni pericolose presenti sulla costa e interdicendo ben 80 punti sul litorale. Alla Capitaneria di Porto, quindi non rimaneva che prendere l’unico documento in possesso (ovvero il lavoro eseguito dal geologo Gianvito Teofilo propedeutico al Piano Coste, ndr) per fare una ‘fotografia da lontano’ e per smuovere definitivamente l’Amministrazione di centrosinistra. È già trascorso un mese e chiediamo che vengano informati i cittadini: il mare è di tutti, non solamente di chi governa il paese!

LA SOLUZIONE PER LA GIUNTA VITTO SONO I COSTOSI E DANNOSI FRANGIFLUTTI CHE METTEREBBERO A RISCHIO ANCHE LA CERTIFICAZIONE UNESCO DEL GEOPARCO

Ma quali iniziative intende mettere in atto la Giunta Vitto per risolvere la situazione? Ed è proprio qui l’assurdità perché sembra si parta dalla soluzione e non dall’analisi scientifica del problema. Tutto per loro si risolve con i dispendiosi, anti-estetici ed anti-economici frangiflutti la cui utilità è tutta da dimostrare, dato che gli interventi da fare sono sulla roccia e non sulla forza del mare. Frangiflutti che il Comune di Polignano ha già preventivato per il tratto dal bastione di S. Stefano alla Grotta Palazzese, il cui bando da 5 milioni che utilizza fondi CIPE è stato da poco assegnato. Si ragiona sempre con la soluzione pronta trascurando la fase di studio geomorfologico. Ciò che va scongiurato sono i frangiflutti fatti in maniera indiscriminata e non mirata, con soluzioni alternative di ‘restauro naturalistico’. A rischio c’è anche la certificazione UNESCO del Geoparco nonché i relativi finanziamenti futuri e gli investimenti che si potrebbero fare in funzione di questo progetto: a Parigi, infatti, prestano molta attenzione e non concederanno mai il loro marchio a chi non preserva come previsto, sia dal punto di vista visivo che paesaggistico, la costa. In pratica, il problema è della roccia e non del mare, che agisce sul lunghissimo periodo. Qui parliamo di una incuria che si protrae da decenni di mancati interventi e si punta ai frangiflutti che, costosissimi e dannosi per l’ambiente, permettono (quando realizzati a dovere) di spezzare un’onda ma poco possono sul decadimento della costa. Il rischio è quello di ritrovarsi tra 10 anni a chiedere nuovi finanziamenti perché Polignano crolla ugualmente.  E, intanto, abbiamo rovinato i nostri scenari da cartolina, l’ambiente marino e sprecato soldi pubblici. Perché le Amministrazioni Bovino e Vitto non si sono adoperate come il Comune di Monopoli chiudendo alcuni punti prima dell’ordinanza e disponendo studi approfonditi (2 anni e mezzo senza far nulla!)? Come si è giunti alla soluzione frangiflutti, quando la stessa maggioranza ha presenziato all’illustrazione di un libro (leggi allegato qui sotto) sugli studi sulla nostra costa in cui si parla di ben altro tipo di interventi? L’Amministrazione ragiona a compartimenti stagni o ha pensato che ciò che combina ora può avere ripercussioni sulla certificazione UNESCO del Geoparco?


IL PARERE DEL GEOLOGO VITO PELLEGRINI
Il dottor Pellegrini è autore del libro “Analisi della stabilità della falesia del Centro Storico di Polignano a Mare”, presentato al Museo Pascali il 10 ottobre 2013 nell’ambito della rassegna “Equilibri polignanesi” dell’Ass. Abbatepaolo 

Vito Pellegrini - geologo
La costa di Polignano, se si escludono gli sbocchi a mare delle lame è tutta rocciosa e mostra fenomeni di arretramentoche riguardano soprattutto il distaccamento di blocchi dalle sue pareti o dalle pareti e dalla volta delle grotte. L’arretramentoè legato a molteplici fattori geologici, geomorfologici, geologico-tecnici e climatici, che possono avere un ruolo come “forze resistenti” o come “forze aggressive e favorevoli l’arretramento”. Senza entrare ulteriormente in dettaglio, le situazioni di pericolo per Polignanosono dovute quasi esclusivamente alle scarse “forse resistenti” della roccia e alla medesima conclusione si giunge nel caso dei versanti delle lame. Gli interventi di mitigazione del pericolo devono essere, quindi, mirati in tal senso: migliorare le forze resistenti dell’ammasso roccioso, o nel caso estremo e se sempre se possibile provocare dei crolli controllati per eliminare i massi pericolanti. Per quanto riguarda la realizzazione dei frangiflutti, volevo sottolineare come al contrario di quel che si possa pensare l’azione del moto ondoso, che rientra nelle “forze aggressive”, ha una scarsa influenza sulla roccia. Questo perché, sia nel caso del calcare ma anche della calcarenite (o tufo) meno resistente, la pressione di impatto dell’onda è inferiore alla resistenza del materiale roccioso. Nella pratica, il discorso si traduce nell’inutilità della realizzazione dei frangiflutti, purtroppo spesso considerati la panacea per tutti i problemi costieri ma che spesso sortiscono l’effetto contrario a quello desiderato, provocano seri danni agli ecosistemi e sono paesaggisticamente invasivi (ed onerosi). Ci sono casi in cui queste opere servono ma Polignano a Mare non rientra in questa casistica, mentre, differente sarebbe il caso di frangiflutti realizzati con interventi di restauro naturalistico. Si tratta di piccoli frangiflutti e non di barriere lungo tutto il litorale e sono posti laddove vi sia necessità di rompere l’onda prima dell’impatto, cioè in presenza di grotte, cavità o fratture. Resta pur sempre necessario uno studio completo e dettagliato dal punto di vista geologico e geomorfologico di tutto il litorale polignanese, per delimitare i tratti di costa effettivamente pericolosi da quelli che non lo sono e per capire quali sono i meccanismi in atto e le forze in gioco e ricercare delle adeguate soluzioni.


Comunicato permanente alla partitocrazia: "In Natura e nella Storia tutto ha un inizio e tutto ha una fine. Voi siete la fine, noi siamo l'inizio, o almeno ci proviamo."